
(dal discorso iniziale della celebrazione del 14/02/2025 in occasione del 1° anniversario della salita al cielo di don Sergio Penazzato)
“Accettatemi come sono e io vi accetterò come siete”.
Don Sergio ha pronunciato queste parole nel 1979, in occasione del suo ingresso in questa parrocchia. Lo ricordava lui stesso nel 2013, in occasione dei festeggiamenti dei “suoi primi 50 anni di sacerdozio”, aggiungendo “abbiamo camminato insieme e finalmente posso dirlo, mi sono accorto che faccio parte della grande famiglia che è la vostra, la nostra comunità”.
Ora siamo qui a ricordare, nel primo anniversario della sua salita al cielo, una persona che per qualcuno è stato un fratello maggiore, per altri ha rivestito un ruolo quasi paterno, per tanti si è dimostrato un punto di riferimento ed un amico autentico, in una parola il “parroco di tutti”. Se siamo qui oggi è per tenere vive le parole, gli insegnamenti, i ricordi comunitari o personali che ci legano a lui e che ci accompagnano nel nostro cammino. E’ anche un modo per essere insieme “comunità”, ricordarlo in questa eucarestia.
Don Sergio ha vissuto una lunga ed intensa esperienza come parroco di questa comunità. Quando arrivò a Roncaglia nel 1979, aveva già avuto esperienze pastorali, sia come cappellano che come parroco, ma sicuramente il “lungo viaggio” insieme alla nostra comunità è l’aspetto che ha contraddistinto maggiormente la sua vita dal punto di vista umano e sacerdotale. Tutti coloro che hanno fatto insieme a lui un tratto di strada, più o meno lungo, possono testimoniare come fosse legato alle persone di questa parrocchia. Come il buon pastore conosce le sue pecore e le sue pecore conoscono lui, così don Sergio aveva avvicinato, conosciuto e compreso nel profondo le persone di questa comunità. Prestava attenzione e si prendeva CURA di ciascun parrocchiano, a volte con una parola, altre volte con un gesto, spesso molto concreto e portato a termine senza clamore “a fari spenti”. Sapeva esserti accanto nei momenti di difficoltà, sostenerti in quelli tragici e condividere i momenti di felicità e di gioia.
Dalla battuta sempre pronta e dallo spirito arguto sapeva essere “l’interprete coerente dei suoi tempi”.
Pensava in grande – il nostro organo, il patronato nuovo, il centro sportivo, l’ammodernamento della chiesa e l’ampliamento della scuola materna sono qui a testimoniarlo – ma, concreto com’era, rifiutava decisamente i “castelli in aria”, richiamando sempre tutti noi a non limitarsi ad avere belle idee ma a FARE “tenendo i piedi ben saldi a terra”.
Un’altra sua caratteristica era la capacità di creare facilmente con i nuovi venuti nella comunità un clima di amicizia e fiducia, favorendo così il loro inserimento. Il suo modo di comunicare rivelava molto della sua personalità orientata alla concretezza: non faceva lunghi e complicati discorsi ma utilizzava piccoli aneddoti – i “fatterelli” – che rimanevano impressi nel cuore e nella mente degli interlocutori. In questo modo il messaggio che voleva trasmettere “veniva interiorizzato” e “germogliava”. Per tutti aveva una parola, franca e diretta, ed evitava decisamente le scorciatoie della diplomazia di maniera.
Avendo don Sergio guadagnato, con le sue opere, il nome di “prete sportivo” mi sembra adatto concludere con un’immagine del mondo dello sport: la STAFFETTA.
Don Sergio ha portato il “testimone “della nostra comunità per un lungo tratto di strada, adesso sta a tutti noi, ognuno con i suoi talenti e la sua vocazione, raccogliere questo testimone e fare la sua parte per questa nostra comunità. Noi tutti ci impegniamo a fare la nostra parte, e tu don Sergio, con un sorriso, veglia su di noi dal cielo.
(Luca Macorig vicepresidente del Consiglio Pastorale a nome e per conto di tutta la Comunità)
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