In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Per due volte Giovanni Battista afferma di non conoscere Gesù. Il più grande profeta di Israele dopo una vita passata a cercare Dio, consumato dal desiderio della sua presenza, vivendo nel deserto nella preghiera e nell’ascesi, ammette candidamente di non avere conosciuto Dio fino a quel momento! È stordito, confuso: si aspettava la venuta di un Messia energico e possente, pronto a fustigare il lassismo e l’inedia del popolo, un Messia pronto a tagliare con l’ascia l’albero improduttivo, un nuovo, focosissimo Elia, ed invece si ritrova Gesù in fila con i penitenti… Lo Spirito lo illumina: Giovanni capisce che Gesù non sferza i peccatori, ma condivide con loro la strada per riportarli all’ovile. Anzi: intuisce che Gesù, come l’agnello ucciso la sera di Pasqua, è disposto a versare il proprio sangue per far uscire Israele dalla propria condizione di schiavitù interiore. Ci vuole tutta la vita per scoprire il vero volto di Dio, ci vuole mansuetudine e intelligenza per restare aperti e disponibili alle continue sorprese che ci riserva lo Spirito. Restiamo vigilanti, senza mai presumere di avere capito chi è Dio.