In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci».
E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti.
Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
La logica del Natale che abbiamo appena celebrato, logica dell’accoglienza del volto inatteso di Dio, ci spinge a cambiare completamente il nostro modo di vedere la vita. Fatichiamo a convertire la nostra vita alla luce del vangelo e corriamo il rischio di stravolgere anche la più evidente della verità di fede pur di non dover cambiare la nostra mentalità. Natale, dicevamo, è Dio che chiede accoglienza, che si fa bimbo, innocuo, inerme, fragile. E noi tutti, invece, continuiamo a cercare un Dio potente, muscoloso, efficiente, miracolistico… Così i dodici, nel vangelo di oggi, sperimentano un altro paradosso cristiano: davanti alla folla affamata Gesù chiede loro di mettere a disposizione il poco che hanno, invece di aspettarsi una soluzione ai problemi. Dio vuole salvare il mondo attraverso di noi, con le nostre fragili mani, riempiendo i nostri fragili cuori della sua consolazione, affinché possiamo consolare coloro che ci stanno vicini con la consolazione che ci proviene da Dio, come direbbe san Paolo. Invece di passare il tempo a lamentarci delle cose che non funzionano, delle ingiustizie che quotidianamente si consumano, delle solitudini che ci sfiorano, rimbocchiamoci le maniche, mettiamo a disposizione del Signore quel poco che siamo!